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Il test di Rorshach – come e perchè funziona

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Psicologia / Interviste

Il test di Rorshach – come e perchè funziona

Parisis - Il test di Rorshach - come e perchè funzionaIl test di Rorschach – come e perché funziona. Intervista a Salvatore Parisi a cura di Luca Mazzucchelli

Salvatore Parisi è psicologo e psicoterapeuta, è Direttore della Scuola Romana Rorschach e Membro Executive Board International Rorschach Society dal 1999 al 2005. Ancor prima di completare gli studi superiori, dal 1973 al 1983 frequenta i corsi di psicodiagnostica di Carlo Rizzo, del quale diviene presto allievo prediletto e stretto collaboratore. Dal 1983 dirige  la Scuola Romana Rorschach. Negli anni ricopre numerosi incarichi di docenza in tecniche psicodiagnostiche presso varie Università italiane ed internazionali. Dal 1977 ha avuto il ruolo di Delegato della Società Italiana Rorschach ed altre Tecniche Proiettive ai Congressi Internazionali promossi dalla International Rorschach Society, è stato Presidente dell’ XVII Congresso Internazionale Rorschach Ed Altre Tecniche Proiettive, Roma  Settembre 2002.

Indice

00:44 Cos’è il test di Rorschach

01:46 Come sono state costruite le macchie delle tavole?

03:02 I due aspetti critici del Rorschach

06:29 I tre errori che gli psicologi commettono più frequentemente nella somministrazione del test

12:20 Gli ambiti applicativi del test di Rorschach

13:00 I principali modi per siglare il Rorschach

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Scuola Romana Rorschach

Rorschach

Luca Mazzucchelli: Un saluto a tutti da Luca Mazzucchelli, oggi un video per approfondire il tema delle tavole di Rorschach, un argomento che incuriosisce molto gli psicologi, ma non solo. Lo approfondiamo insieme al professor Salvatore Parisi, che da quarant’anni che si occupa di tavole di Rorschach. E’ psicologo clinico, psicoterapeuta e direttore della Scuola Romana Rorschach che dal 1930 indaga la personalità di migliaia di persone. Grazie prof per essere qui con noi.

Salvatore Parisi: Di nulla, è un piacere.

Cos’è il test di Rorschach. 

LM: Bene, allora, che cosa è il test di Rorschach?

SP: ll test di Rorschach è l’inizio della psicodiagnostica, Rorschach è uno psichiatra svizzero che nel 1921 pubblica questo libro chiamato appunto Psychodiagnostik, tradotto in italiano significa psicodiagnostica, accompagnato da dieci macchie di inchiostro.  Rorschach ha l’intuizione che mostrando ad un soggetto uno stimolo il soggetto si organizza secondo le proprie caratteristiche di personalità. Rorschach lavorava in un ospedale psichiatrico quindi somministrava il test a vari pazienti affetti da diverse patologie, per esempio i soggetti depressi e i soggetti maniacali. Consideri che ancora oggi la sindrome depressiva del Rorschach è la stessa che individuò Rorschach nel 1921.

LM: Nel concreto come funziona questo test?

SP: Per i soggetti il Rorschach  è molto semplice, pensi che si può somministrare anche a bambini dai tre anni in poi appena incominciano a parlare …

Come sono state costruite le macchie delle tavole?

LM: Alcuni pensano che le macchie di Rorschach siano composte da degli stimoli indefiniti, altri le ritengono pensate, quindi con elementi percettivamente salienti. Lei dove si colloca fra questi due posizioni?

SP: Partiamo da Hermann Rorschach, le tavole oggi sono dieci perché quando nel 1921 vanno in stampa l’editore disse a Rorschach che più di dieci macchie non le avrebbero potute stampare per motivi di costi. Si inizia quindi a ragionare sul fatto che evidentemente Rorschach ha lavorato con più di dieci tavole, tra le quattordici e le diciotto macchie. In effetti Rorschach provò a lavorare anche con macchie non simmetriche. La simmetria è l’unica struttura che hanno le tavole di Hermann Rorschach, le tavole non simmetriche spesso più che interpretate da un soggetto venivano liquidate come vere e proprie processioni ovvero una semplice macchia di inchiostro. Rorschach intuì che le tavole dovessero avere questa struttura simmetrica, l’essere umano è simmetrico e l’universo è simmetrico. In effetti di queste macchie di inchiostro Rorschach scelse dieci macchie nere, due bicromatiche rosse e nere e tre policromatiche.

I due aspetti critici del Rorschach. 

LM: Punti deboli: C’è una criticità mossa a Rorschach storicamente e quale è la più importante?

SP:  Io vedo nel Rorschach due aspetti critici, uno credo che l’abbiamo superato. Il primo aspetto critico è l’eccessiva libertà di giudizio da parte di esaminatori diversi. Tutta la diagnostica Rorschach regge su un indice fondamentale, che è la percentuale di risposte che il soggetto dà di buona forma. Che significa di buona forma? Il soggetto vede in una macchia per esempio un carciofo, l’esaminatore valuta se il carciofo si vede o non si vede nell’area che il soggetto ha selezionato. Se il carciofo l’esaminatore valuta che si vede dirà che la forma è buona, se non lo vede dirà che la forma è cattiva, se qualcosa vede e qualcosa non vede dirà che la forma è più o meno. L’indice su cui si basa tutta la psicodiagnosi è proprio la percentuale di risposte di buona forma che dal 1921 ad oggi non è cambiata, il 70/80 % di risposte di buona forma è la media in cui si colloca la maggioranza dei soggetti cosiddetti normali. La critica è quindi l’eccessiva libertà di giudizio da parte dell’esaminatore. Da questo punto di vista l’istituto che ho l’onore di dirigere, La Scuola Romana Rorschach, ha messo a punto un software che ritengo sia forse la cosa più straordinaria che abbiamo fatto nel mondo del Rorschach che al momento ha 23mila risposte Rorschach, ripeto: 23mila differenti risposte Rorschach, dove per ciascuna risposta c’è la frequenza statistica del campione di italiani, 792 soggetti italiani adulti normali, quindi per ogni risposta è presente la percentuale. Gli esperti Rorschach hanno concordato che quando la risposta è vista da meno del 2% di una popolazione di un campione rappresentativo di un gruppo etnico questa debba essere una forma più statistica. Abbiamo fatto però qualcosa di ancora più straordinario, abbiamo riunito una commissione di studiosi italiani ed esteri che valutano e danno il loro giudizio su tutte le risposte che cadono al disotto del 2% , quando almeno il 70% ha dato la stessa valutazione formale la risposta viene accreditata dal sistema, quindi credo abbiamo risolto in Italia uno dei punti più deboli e fragili del Rorschach che è appunto chi valuta e chi giudica la qualità formale, abbiamo reso lo strumento Rorschach uno strumento più obiettivo, più attendibile.

L’altro aspetto critico, che forse è il più critico di tutti, è che per la psicodiagnostica Rorschach è normale ciò che è frequente. Noi dal 1930 fino ai nostri giorni circa ogni 10/20 anni rivalutiamo tutti questi valori medi che derivano dalle diverse siglature date per ogni risposta. Alla luce di questo nel Rorschach è normale ciò che è frequente, quello che era normale e frequente negli anni ’30 non è normale e frequente oggi.

I tre errori che gli psicologi commettono più frequentemente nella somministrazione del test.

LM: Per quanto riguarda gli errori umani invece, quali sono i tre errori che gli psicologi fanno più spesso nel somministrare il test di Rorschach?

SP: Il primo è quello di non fare abbastanza esperienza prima e parliamo anche di colleghi autodidatti, perché uno può veramente imparare benissimo il Rorschach da autodidatta, basta leggere un po’ di libri e manuali, scegliere un metodo a cui fare riferimento e somministrare almeno cento Rorschach; con cento Rorschach somministrati e valutati un collega si può definire esperto. Spesso e volentieri molti nostri colleghi iniziano a lavorare con il Rorschach senza avere fatto nessuna esperienza ne tantomeno nessun percorso formativo. Accade purtroppo spesso anche nell’ambito giuridico – forense  e medico legale, dove nel nostro paese il Rorschach è molto usato, troviamo protocolli di Rorschach raccolti non male,ma proprio in modo tale che il referto sia completamente inattendibile, o peggio ancora colleghi che mescolano diversi sistemi di siglatura del test. L’importante è che uno si attenga ad un metodo che ha delle regole, che è stato standardizzato con delle regole; questo è il primo errore.

L’altro errore molto umano come diceva lei è proiettare i fatti propri nel giudizio del soggetto a cui faccio il test, per questo per esempio il nostro metodo è particolarmente preciso nel dare le regole di come va condotta l’inchiesta, ovvero quelle domande che fa l’esaminatore al soggetto al fine di comprendere l’effettiva genesi delle sue risposte, quindi il secondo errore togliere un confine.

Il terzo … quale potrebbe essere il terzo …

LM: Sì io detto terzo,ma se c’è …

SP: Forse in certi casi attribuire un’eccessiva sicurezza al proprio giudizio, molte cose nella dialettica Rorschach possiamo ascriverle alla luce dell’esperienza, alla luce dei dati, alla luce della letteratura …

LM: Delegare troppo allo strumento delle responsabilità che sono nostre …

SP: In certi casi sì, questo potrebbe essere il terzo.

LM: Ultima domanda prof, quanto potrebbero essere attendibili i risultati che emergono dalle tavole?

SP: Noi abbiamo lavorato molto al cosiddetto doppio cieco, per esempio i nostri allievi al secondo anno vengono addestrati a lavorare al doppio cieco, significa che io propongo all’allievo una serie di numeri, perché come abbiamo detto c’è il momento in cui il soggetto interpreta le macchie,il momento in cui l’esaminatore analizza la genesi di ogni risposta e il momento in cui l’esaminatore decodifica le risposte traducendo una serie di simboli convenzionali, che si chiama tecnicamente siglatura. Lo studio di queste siglature è poi quello che consente di fare la psicodiagnosi, quindi parliamo della dimensione psicometrica del Rorschach. Consideri che noi al secondo anno consegniamo ai nostri allievi solo numeri, percentuali e media e loro in base a questi devono riuscire a definire se si tratta di un soggetto maschile, femminile, quanti anni potrebbe avere, che tipo di professione potrebbe svolgere e solo in base ai numeri, non conoscono l’anamnesi e non conoscono le risposte date al test, loro hanno solo numeri, percentuali e media. Questa credo che sia la risposta migliore per dire quanto è attendibile il test. Le faccio un esempio concreto: un mesetto fa ho somministrato il Rorschach ad un soggetto tossicodipendente per una valutazione direi alquanto importante, una questione fra l’altro di giurisdizione anglosassone. Alla fine del test domando al soggetto, posso farlo, se alcune cose che avevo intuito dalle sue risposte corrispondessero a verità: se era particolarmente aggressivo nell’attività sessuale, se preferisse la masturbazione al rapporto sessuale e il soggetto mi ha confermato che effettivamente era violento nei rapporti sessuali e tutto sommato aveva questo tipo di preferenza. Tutto questo non è derivato dalla dimensione psicometrica, dalle siglature. E’ derivato dalla qualità delle interpretazioni che il soggetto ha dato dal punto di vista simbolico e contenutistico, perché c’è una dimensione del Rorschach che è quella più tecnica che sono numeri, percentuali e medie, che sono quelli di cui parlavo prima del Rorschach al doppio cieco,poi c’è una parte importantissima del test che attiene alla cosiddetta psicologia del profondo, con simboli e contenuti complessi . Se ad una certa tavola inizio a dire che vedo un mitra, un kalashnikov e poi subito dopo dico che vedo anche un contrabbasso e una chitarra mi da due risposte ad una tavola particolarmente a valenza sessuale che mi consentono di fare questo tipo di intuizione.

Gli ambiti applicativi del test di Rorschach.

LM: In quali ambiti applicativi può essere utilizzato il test di Rorschach?

SP: Io direi tutti gli ambiti in cui lavora uno psicologo, consideri che il Rorschach si inizia ad applicare all’età di tre anni, appena il bambino inizia a parlare,quindi tutta l’area evolutiva, disturbi dell’apprendimento, disturbi del comportamento. Chiaramente l’ambito clinico è l’ambito dove il test dà il massimo perché il soggetto è motivato a collaborare con l’esaminatore nel fornire le sue interpretazioni. Poi c’è il grande ambito dell’orientamento e della selezione del personale, da qualche anno lavoriamo anche nell’ambito ecclesiastico per lo studio vocazionale tramite test di Rorschach, straordinario anche l’ambito della ricerca.

I principali modi per siglare il Rorschach.

LM: Ci sono diverse scuole se ho ben capito, diversi modi di utilizzare e siglare il Rorschach. Quali sono i principali e quale è il punto che diversifica la Scuola Romana rispetto agli altri?

SP: Io direi che grosso modo l’universo Rorschach si distingue in tre grosse correnti rorschachiane: una corrente è quella che fa capo a John Exner e al comprehensive system, una dimensione del Rorschach in cui è visto esplicitamente come un test proprio nell’acquisizione più stretta del termine, cioè che posso ripetere in laboratorio e che mi dia gli stessi risultati. Un metodo che applica solo e valuta solo la dimensione psicometrica del test, numeri percentuali e medie. Dalla parte opposta tutta la grande corrente degli psicoanalisti e il Rorschach, che invece valutano molto aldilà della dimensione psicometrica, quello che può essere la dimensione squisitamente psicodinamica. Noi abbiamo introdotto nella dialettica Rorschach il termine di modello pluridimensionale: noi definiamo il Rorschach non un test, noi lo definiamo una tecnica di indagine della personalità per cui io valuto la diagnosi da quando ho avuto l’invio a quando ho visto il soggetto, fino a quando poi gli restituirò il risultato. Con modello pluridimensionale intendiamo chiaramente un modello che si basa sulla dimensione psicometrica quindi numeri, percentuali e medie,ma tiene conto anche di quell’immenso patrimonio che la cultura psicodinamica ha dato al test. Un’interpretazione viene fatta in base a dove è localizzata, perché il soggetto l’ha vista, qual è il contenuto che vede nell’interpretazione appunto, ma c’è anche una dimensione legata al simbolo, al complesso e al contenuto, questo arricchisce moltissimo il referto psicodiagnostico.

LM: Bene prof, grazie mille per il tempo che ci ha dedicato …

SP: Grazie a voi.

LM: Grazie anche a chi ci ha seguito fino a questo punto e alla prossima.

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